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Tamarindo


Nome botanico: Tamarindus indica
Famiglia: Fabaceae.

Caratteristiche della pianta: E’ un albero che può raggiungere i trenta metri di altezza e circa 6-7 metri di diametro; le foglie lunghe circa 15 cm sono costituite da molte foglioline; sono caduche solo nei luoghi asciutti; i fiori piccoli gialli con strie arancioni riuniti in infiorescenze multiple. I frutti sono dei legumi marroni, lunghi circa 10-15 cm, contengono una polpa verde che con la maturazione diventa marrone e semi duri (una dozzina per legume).


Origine: Africa orientale.

Paesi produttori:
 Asia sudorientale e Indie occidentali.

Paesi utilizzatori: Asia e paesi latino americani.

Parti utilizzate: Frutti a forma di baccelli che all'interno contengono una pasta marrone scuro.

Stagionalità: primavera-estate.

Componenti: I frutti maturi contengono fino al 50% di zuccheri, la cui dolcezza è sovrastata dalla presenza di acido tartarico (fino al 20%) che dà il gusto acido. Vi sono poi oli volatili come limonene, geraniolo, safrolo e altri.

Tipologie in vendita:
 Baccelli freschi o pasta di tamarindo, baccelli essiccati.

Aspetto:
 La pasta di tamarindo è una pasta viscosa marrone scura venduta talvolta sotto vuoto.

Odore: Leggero aroma fruttato.

Sapore: Agro, aspro, molto fruttato, rinfrescante.

Scala di intensità:
1.

Consigli per l’uso: La pasta di tamarindo si può aggiungere direttamente nel piatto in cottura o anche a crudo sui piatti e nelle salse.
I baccelli essiccati devono essere lasciati a bagno 10 minuti in acqua bollente, che va poi filtrata per essere usata (acqua di tamarindo). Poiché la forza dipende da fornitore a fornitore dovete aggiungerne poca per volta fino al raggiungimento del risultato.
Se non avete il tamarindo discreti sostituti possono essere l’aceto o il limone.

Conservazione:
 Verificare sulle confezioni.

Uso culinario: Molto usato nella cucina messicana, nella cucina tailandese e indonesiana perchè conferisce quel sapore agrodolce molto apprezzato e viene usato come agente acidificante. Chiamato anche dattero dell’India, il sapore agro e fruttato si abbina molto bene con il piccante dei peperoncini. In India si usa con carne e legumi, come per esempio nel vindaloo, uno dei piatti indiani più famosi, (maiale marinato molte ore con una pasta fatta da cipolle, aglio, zenzero, peperoncini e altre spezie e acqua di tamarindo, stufato molto a lungo). Sempre in India, il tamarindo viene usato anche in un piatto vegetariano bese bele a base di riso. Nel Tamil si usa una zuppa (rasam) preparata con spezie fresche ed essiccate e abbondante tamarindo. A Giava i tamarindo è usato come base per una pasta speziata e talvolta dolce per marinare la carne o formaggio di fagioli di soia prima di friggerlo. Nell'Asia sud-orientale viene mangiato come snack seccato e salato, seccato e candito. In Occidente il tamarindo è poco conosciuto se non come ingrediente della salsa Worcester. In Italia era usato come bevanda.

Altri usi: Le foglie sono un ottimo alimento per i bachi da seta. I frutti sono utilizzati per fare un atiparassitario

Proprietà benefiche: La tamarindina, il principio attivo del tamarindo, è efficace contro Aspergillus niger, Candida albicans, Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa. Anche le altre parti della pianta come polpa, foglie e corteccia hanno applicazioni mediche. In India è usato nella medicina Ayurvedica per problemi digestivi e contro il mal di denti. Nel Sudan le foglie sono usate sotto forma di tisane per combattere le febbri malariche. In Italia Pietro Andrea Mattioli (1500), medico della Scuola medica salernitana, lo definiva utile "per far muovere il corpo". Infatti a basse dosi regola la funzione intestinale, mentre a dosi più alte ha un effetto lassativo. Il tamarindo è anche considerato un ottimo rinfrescante ed è utile d’estate per reintegrare la perdita dei sali minerali dovuta alla sudorazione.

Storia: Nella mitologia Hindu il tamarindo è associato con il matrimonio di Krishna che viene celebrato con una festa a novembre. Ai tempi della regina Vittoria, gli inglesi che vivevano a Goa in India, tenevano un baccello di tamarindo nell’orecchio quando si recavano nei quartieri dei nativi per tenerli lontano. Infatti essi pensavano che i baccelli fossero abitati da demoni. Da allora i coloni furono chiamati “ teste di tamarindo”.

Curiosità: In italia Il Tamarindo Erba è stato un prodotto di grande diffusione e successo sin dal suo esordio nel 1898: era uno sciroppo che si allungava con acqua ghiacciata, molto rinfrescante. Ancora oggi è in commercio nella sua confezione originale: un’elegante bottiglia quadrata, con una etichetta che racconta, in rossi caratteri “d’altri tempi”, la storia e le virtù del prodotto.

Fonte: lespezie.net